Come ho scelto il mio abito da sposa.
È stato un colpo di fulmine il mio abito da sposa, un amore a prima vista, nessuna idea precisa ha guidato l’acquisto.
Credo che questa situazione assomigli a ciò che sono io nella vita di tutti i giorni.
Amo avere una direzione chiara ma non mi piace programmare troppo e, soprattutto, amo
incontrare con curiosità quello che mi accade senza sapere proprio tutto prima.
Questo per lasciarmi ogni volta un piccolo margine di scoperta e di sorpresa, unendo i puntini per trovare il
disegno strada facendo, come nei classici giochi di enigmistica.
Torniamo alla scelta del mio abito da sposa, avvenuta esattamente dieci anni fa.
Non conoscevo ancora Elena e forse, se avessi saputo del suo Atelier Sposa a Napoli, avrei preso molto seriamente in
considerazione la possibilità di rivolgermi a lei pur abitando nella parte opposta dello Stivale, ma tu se vuoi puoi farlo contattandola.
Non sapevo come si sceglie e neanche come funziona la prima prova dell’abito da sposa.
Non avevo alcun desiderio particolare rispetto al modello, tranne la certezza che avrei indossato
un abito da sposa semplice, senza troppo pizzo, prezioso e leggero allo stesso tempo.
La data del matrimonio era già stata fissata al 15 dicembre, alle porte dell’inverno, quindi altri
punti fermi consistevano nella manica lunga e nella necessità di un bolerino per coprire le spalle.
La prima decisione da prendere riguardava l’atelier sposa a cui affidarsi per il mio abito da sposa invernale.
Accompagnata da una mamma razionale ed emozionata allo stesso tempo, abbiamo dedicato una giornata bella e
intensa per esaminare alcune alternative piacevoli ma non folgoranti.
Quasi alla fine del pomeriggio, stregata dalle proposte di un negozio storico delle nostre parti, ho compiuto la mia
scelta.
Ricordo di aver osservato all’inizio alcuni modelli di taglio semplice, lineare, corrispondenti al mio
modo di essere ma senza provare un particolare trasporto.
Quando all’improvviso ho visto lui, invece, tutto ha cominciato a girare in una direzione diversa.
Si camuffava tra un abito e l’altro. Alla fine, giocando a nascondino e strizzandomi l’occhio, si è lasciato trovare: ho capito subito che dovevo provarlo.
Era un modello a sirena di linea intera, tutto bianco.
Il corpetto morbido era ricoperto da una cascata di ricami leggeri e trasparenti che sbocciavano, allargandosi lievemente, su una gonna di tulle plissettato a pieghe piccolissime.
Queste mille increspature davano al vestito un accento sbarazzino, pur nella sua eleganza semplice e raffinata. Un dettaglio che mi ha incantata.
Dal primo sguardo all’abito da sposa alla scelta di misurarlo deve essere trascorsa una manciata di
secondi.
Ora si trattava di passare alla prova dei fatti, per capire se il modello era adatto alla mia
conformazione fisica: spalle strette, seno piccolo, fianchi larghi.
Il momento della prova davanti allo specchio ha avuto l’effetto di una rivelazione: sì, sarebbe
stato proprio lui il mio abito.
Mi è sembrato di rinascere un’altra volta, di ritrovare me stessa ma in una forma lievemente diversa, più femminile, più matura.
Ero differente dall’immagine che fino a quel giorno avevo visto di me allo specchio, ma alla fine ero sempre io e questo mi dava una strana sensazione di serenità.
Nelle settimane successive lo staff dell’atelier sposa ha fatto magie, rifinendo al millimetro la parte
superiore dell’abito in modo che non presentasse pieghe o riultasse troppo largo.
Con l’aiuto di biancheria di ottima qualità e imbottiture nei punti giusti, il vestito è stato modificato per adeguarsi perfettamente alle mie caratteristiche fisiche.
Trattandosi di un abito da sposa invernale occorrevano alcune modifiche: abbiamo concordato
di aggiungere al corpetto, insieme a due microspalline quasi invisibili, due semplicissime maniche
in tulle senza decori né ricami, terminanti in una forma lievemente scampanata.
Mancava un coprispalle da indossare durante l’entrata in chiesa. Abbiamo scelto un piccolo capo
in lana morbidissima e candida, interamente ricoperto di piume bianche e fili d’argento.
Tra gli accessori da accostare all’abito non posso dimenticare la fantastica acconciatura, capace di
far sembrare i miei capelli molto più lunghi di quelli che fossero in realtà. Non li avevo certamente
così corti come li porto adesso, ma erano comunque abbastanza difficili da trattare sebbene li
avessi fatti crescere.
Conservo ancora, seccato ma sempre bellissimo, il piccolo e semplice bouquet di roselline
bianco avorio con foglioline di felce, avvolto da un filo di perline color argento.
Infine abbiamo abbinato all’abito una sciarpa-scialle bianca in lana a trama sottile con
lunghe frange, scelta per proteggere il collo dal freddo all’uscita dalla chiesa, per i momenti di
intervallo tra una foto e l’altra e per gli spostamenti con la storica Fiat 500 bianca dalla chiesa al
luogo della festa.
Pur avendo la manica così leggera ed essendo quasi inverno non ho mai avuto freddo quel 15
dicembre di dieci anni fa, colmo di azzurro e di luce.
So esattamente il perché, e credo lo sappia ogni sposa.
I brividi sono arrivati per un motivo ben più grande: quello che mi aspettava in piedi
davanti all’altare, con una promessa d’amore per tutta la vita.
Federica Segalini